Tutto quello che un curriculum non può raccontare

Ti ricordi di tutti i compiti che ti affibbiavano per le vacanze estive alle elementari? Ti ricordi la maestra di italiano che assegnava dei  libri da leggere tutti molto particolareggiati, pieni di avvenimenti, di luoghi e di personaggi e anche ricchi di sfumature? Ogni estate chiedeva di riassumerli in meno di 15 righe di quaderno ciascuno. Ma come si può riassumere una storia intera senza perdere per strada dei pezzi, mi chiedevo io da piccola.

 

 

Questo è ciò che ci viene chiesto anche da adulti, comprimere in massimo due pagine di Word, in formato categoricamente Europass (perché sennò non è valido) chi siamo, dove abbiamo lavorato, cosa abbiamo studiato, quali sono i nostri hobby e se  eventualmente abbiamo avuto esperienze all’estero. Anche se il curriculum vitae non fosse in quel formato ma più creativo, visualizzato come infografica, sito o video curriculum siamo stati talmente tanto influenzati da questo modus operandi che lo facciamo in automatico, qualunque formato scegliamo per raccontare quello che abbiamo fatto e non ciò che siamo.

 

Per questo ho fatto una prova, un Curriculum Alternativo in cui racconto ciò che mi ha resa quel che sono, e non quello che ho fatto. Ed è stata dura distaccarmi dal concetto ormai statico di Curriculum Vitae. Ma ve lo presento.

Tutto quello che il mio curriculum non può raccontare

 

Ho sempre avuto un carattere ben definito: tenace, vispa, onesta, un po’ ingenua, piena di grinta, e soprattutto ricca di fantasia, il disegno è stato il mio vero e proprio hobby che ho sviluppato da sola, la lettura, la mia seconda passione, me l’ha trasmessa mia madre. Appena finivo di leggere un libro mi portava in libreria per sceglierne e comprarne un altro. Ma il disegno no. Quello è sempre stato una cosa tutta mia. Mi è sempre bastato un foglio, una semplice penna o matita, quei pochi istanti per decidere cosa disegnare e cominciavo. Nel contempo, tra studio e disegno c’era anche lo sport.

 

Ho cominciato con il basket seguendo le gesta del mio fratellone, che con la sua squadra era arrivato secondo ai tornei regionali under 16, ma a differenza sua ero una testa calda. Ufficialmente ho giocato solo una partita in cui mi sono infuriata da morire con l’arbitro, nemmeno fosse stata la partita della vita. Di lì a poco ho mollato il basket perché l’allenatrice non mi ha mai più fatto entrare in campo, nonostante fossi diventata molto più brava grazie anche agli allenamenti extra che facevo con la squadra di mio fratello almeno una volta alla settimana, avevo 8 anni. Così sono passata al nuoto, ma è praticamente stato un passatempo più che uno sport, non lo facevo in maniera agonistica. Però mi fece bene allo spirito, il lavoro di muscoli e gli esercizi di respirazione e apnea, mi aiutarono a calmare i miei bollenti spiriti imparando l’autocontrollo e a come gestire situazioni poco gradevoli, compreso il bullismo di cui ero vittima alle elementari.

 

Poi venne la danza funky e la danza moderna. Appena arrivata pretendevo di saper danzare meravigliosamente, poi il secondo giorno della settimana di prova vidi quella che è tutt’oggi una delle mie migliori amiche fare quello che sto per scrivervi, una cosa dietro l’altra: ruota con una mano, poi senza mani, poi un salto stile rovesciata all’indietro e per concludere, dopo l’ultimo atterraggio, una spaccata. E allora la mi dissi: Ok. Sono una schiappa.
Così cominciai ad imitarla, dai semplici passi alle cose un po’ più difficili, le chiedevo aiuto su come migliorare, sia durante le lezioni di danza che fuori. Mi piaceva molto, ma ho dovuto mollare perché per la mia famiglia era troppo dispendioso. Si è aperta quindi una parentesi di sport “passeggeri”: di nuovo piscina, poi pallavolo, poi karate… poi ho mollato tutto.

Era il periodo delle medie ed ero concentrata sullo studio e sulle esperienze che stavo facendo. Infatti ho avuto la possibilità di fare un corso assieme alla mia classe di videomaking: dall’idea, passando per la stesura della trama e della creazione dello storyboard fino alla creazione finale del video. Il tema che era stato affidato al mio gruppo era la nostalgia dell’estate, nessuno del mio gruppo voleva prendersi le responsabilità del progetto, così mi feci avanti io: ero la executive producer e regista del cortometraggio.
Ho imparato a gestire un gruppo, a dirigerlo, a far combaciare tutti i nostri impegni per ritrovarci nella stesura scritta, nella creazione dello storyboard prima e nella registrazione poi del videoclip, tenendo anche conto del meteo, perché necessitavamo assolutamente della pioggia nel nostro clip. Diciamo che il risultato finale era abbastanza piaciuto al nostro insegnante videomaker di professione… se non fosse per un piccolo particolare. Ovvero che avevamo girato quasi tutte le scene sotto la pioggia, mentre negli ultimi minuti c’era un sole accecante, clima gradevole e fingevamo che stesse battendo la pioggia come non mai. Errori innocenti di gioventù.
Dopo questo corso ci siamo iscritti ad un concorso nazionale promosso dal Ministero dell’Ambiente per le scuole sul tema del mare, Marinando. Abbiamo creato un video tutti assieme con il minimo aiuto da parte degli insegnanti, abbiamo spedito la nostra creazione e siamo arrivati in finale. Per i finalisti era prevista una settimana ad Ostuni, con visite guidate alla cittadella bianca arroccata sulla collina, alla riserva marina protetta di Torre Guaceto ed altre attività di scoperta dei territori brindisini e di sensibilizzazione sull’ecosistema marino. Arrivammo secondi, ma non ci arrendemmo. L’anno successivo ci ritentammo portando un opera di teatro-danza. Scegliemmo i testi, creammo e reinventammo poesie sul mare, riscoprimmo antiche canzoni marinare, tutti assieme abbiamo fatto un anno di danza (compresi i maschietti). Ci qualificammo un’altra volta per le finali. Arrivammo secondi anche in questo caso, ma la sconfitta fu molto più amara della prima. Non avremmo più potuto riprovarci l’anno successivo, in compenso però quella stessa “opera” teatrale ci portò fino a Gubbio alla rassegna nazionale delle migliori opere teatrali scolastiche d’Italia.

 

Alle superiori mi portai dietro l’esperienza del video making, creavo video con Microsoft Movie Maker a tema cartoni animati, ripresi alla grande la produzione di disegni, iniziai a scrivere le mie prime storie e cominciai un lunga parentesi sportiva nell’atletica leggera. A me piaceva la velocità, le gare di resistenza non sono mai state il mio forte, salto in lungo ed in alto mi sarebbe piaciuto davvero moltissimo farli, purtroppo la mia costituzione fisica non era adatta per queste discipline. Il mio allenatore, nonostante il mio fisico non fosse poi così tanto robusto, mi mise a fare lancio del peso, del disco, e del giavellotto. Mi sono presa delle piccole soddisfazioni sportive, arrivai terza in due manifestazioni nel lancio del disco, ma nel frattempo, se è vero che ero diventata forzuta quanto Maciste fisicamente non è che mi piacessi sto gran che… In contemporanea alla mia vita sportiva aiutavo una mia amica ad organizzare delle feste a tema per bambini in parrocchia, lì ho conosciuto una ragazza più piccola di me di 2 anni con cui ho stretto amicizia che era ed è un fenomeno, un vero talento naturale nel disegno. Abbiamo cominciato a frequentarci ed io imparavo da lei i suoi trucchi nel disegnare e lei imparava da me a creare video, anche se non so perché invidiasse il mio tratto di disegno. Come se i miei impegni non fossero già abbastanza mi appassionai al doppiaggio, mi misi in contatto con alcuni doppiatori e imparai la dizione e cominciai a doppiare a livello amatoriale, più in là negli anni questo mi portò fino a Torino, dove ho vissuto l’esperienza di doppiare in una vera e propria sala di doppiaggio, ma torniamo un attimo indietro.

In contemporanea all'atletica, allo studio, al disegno, al video making, al doppiaggio, all'organizzazione di feste, divenni moderatrice di un forum tutto incentrato su un cartone animato giapponese per il quale avevo perso la testa in quel periodo. Ero responsabile della sezione discussione e svago. A pensarci oggi, stavo facendo un qualcosa che si avvicina parecchio a quello che faccio ora: creavo contenuti che attirassero le persone nella mia sezione (giochi da tastiera, avvio di discussioni e scambio di opinioni, piccoli concorsi…), assieme a tutto il team di moderatori e Admin creavamo pubblicità per attirare nuovi utenti, “spammando” (eh, ai tempi era ancora abbastanza concesso, non era e non è corretto, però…), avviando collaborazioni, contest, e scambi con altri forum, il lavoro era assolutamente telematico e le riunioni le si facevano un paio di volte alla settimana con MSN messenger.

Ho avuto anche io la mia “startup”, se così possiamo definirla, diventando Founder e Admin di un forum tutto dedicato ad un altro cartone giapponese che mi appassionava. Ho curato l’aspetto grafico del forum dalla A alla Z, inserivo link all’interno delle immagini  (ai tempi era una qualcosa di quasi fantascientifico), ho creato tutte le sezioni del forum, ho selezionato i moderatori… è stata una parentesi interessante, che è durata in tutto quasi 2 anni, e poi la mia “startup” è fallita.

 

Purtroppo ciò che avevo creato non potevo più seguirlo: avevo gli esami di Stato da preparare e dovevo decidere cosa fare dopo le superiori. Per la tesina scelsi un argomento che oggi è spesso discusso “Il turismo a Venezia: risorsa o problema?”. Saltai quasi una settimana di scuola per andare negli archivi del Comune e recuperare dati sull’affluenza turistica dei 20 anni precedenti fino ad allora, passai giornate intere a Venezia munita di form da me appositamente creato per intervistare i turisti ai fini di creare un grafico statistico su cui basarmi per creare un percorso alternativo di visita a Venezia. Sull’argomento da me scelto influì un percorso a numero chiuso organizzato dall’Università Ca Foscari a cui partecipai, una sorta di corso pre-universitario sul percorso accademico turistico, in una di queste lezioni ci venne chiesto di scrivere in un foglio Word un metodo specifico per risolvere il problema dell’inquinamento a Venezia per la sua salvaguardia, senza influenzare negativamente il turismo. Feci una scaletta in formula Q&A in cui proposi di spostare lo scalo navale turistico a Porto Marghera, rivalutare la zona, fare cambio d’uso dei molti stabili presenti abbandonati e fabbriche ormai in disuso, creare un polo fieristico e centri sportivi (stadio, piscine olimpioniche, ecc), con il vantaggio di essere vicini ad aeroporto, stazione ferroviaria ed ovviamente a Venezia. Il professore responsabile del corso si portò via il mio progetto… e un qualcosa di simile oggi sta accadendo.

 

I cinque anni scolastici infine giunsero al termine ed io dovevo decidere semplicemente dove andare, il cosa fare lo sapevo già. Volevo proseguire lo studio delle lingue, Ca’ Foscari era piuttosto famosa per il percorso accademico linguistico, ma la scartai perché non mi permetteva di studiare le lingue che volevo senza escluderne nessuna: inglese russo e giapponese. Scelsi quindi l’Università di Bologna, sede distaccata di Forlì che all’epoca dava la possibilità di studiarle tutte e tre. Mi ero già preparata una scaletta di presentazione per convincere i miei investitori della scelta: i miei genitori. Avevo già in mente tutto, mi avrebbero finanziato solo per il primo anno, io nel frattempo avrei richiesto la borsa di studio da fuorisede, avrei trovato un lavoretto da fare durante i fine settimana o part-time, durante l’estate sarei andata a lavorare nella riviera Romagnola per fare esperienza, accumulare un po’ di soldi e pagarmi da sola gli studi. Qualcosa non li convinse, e quindi ripiegai sull’Università di Padova.

 

Ci ho impiegato di più di quanto pensassi, mi sono presa un anno sabbatico per cercare una prima vera esperienza lavorativa (che ho trovato), ma quello che successe durante l’ultimo mese universitario è una storia ai limiti della resistenza umana. Era il 2015 e mi ero ripromessa di laurearmi entro l’estate o di non laurearmi affatto. Mancava un esame parziale scritto e poi l’orale. Avevo frequentato le lezioni e fatto tutta la restante parte di esame scritto con la professoressa che deteneva il corso l’anno accademico precedente, la professoressa dell’anno 2015 alla richiesta mia e di altre 4 persone sul concederci una sessione extra anticipata per concludere il nostro percorso rispose picche. Dopo questa risposta negativa gli altri rinunciarono a laurearsi nella sessione estiva, io no. Chiesi consiglio alla mia relatrice che mi disse tutto ciò che dovevo fare: mi mise in contatto con la professoressa dell’anno precedente e che deteneva la cattedra a Forlì (coincidenze? Io non credo), andai dall’amministrazione dell’università per farmi dare 1 giorno extra rispetto alle scadenze per la registrazione dell’esame. Il giorno stesso dell’esame scritto parziale mi fiondai alla stazione per prendere il treno direzione Forlì, arrivai nel tardo pomeriggio, durante tutto il viaggio non feci altro che ripassare, nemmeno il tempo di arrivare, diedi subito l’esame orale passandolo senza problemi. Alloggiai per la notte in un albergo 2 stelle e ripartii immediatamente il mattino dopo ed una volta arrivata a casa mi buttai subito sulla tesi per lo sprint finale. Mancava solo un capitolo e 3 minuti di video da tradurre e sottotitolare. Stampai e consegnai la tesi, dopo qualche giorno ci fu la discussione completamente in inglese sul “British humour during Margaret Thatcher’s era: the translation of Spitting Image” che i professori definirono più da laurea magistrale che da triennale. E per concludere questa mega maratona, il giorno dopo la discussione mi misi in viaggio, 11 ore di macchina per andare a Bari per partecipare al matrimonio di mio cognato.

 

Penso che da questo mio racconto traspaia la mia curiosità, la mia tenacia, il trovare soluzioni ai problemi e all’aggirare gli ostacoli, la mia creatività e la voglia costante di mettermi in gioco ed imparare. Le esperienze lavorative sono di certo una parte fondamentale per la scelta di un candidato per un ruolo, ma è tutto quello che non viene detto nel curriculum che definisce la persona per quella che è.

 

Scrivi commento

Commenti: 0